Nel 2008, La Conferenza delle Regioni e Province Autonome e il Dipartimento della Protezione Civile pubblicano gli "Indirizzi e Criteri per la Microzonazione Sismica" (ICMS 2008).
ICMS (2008), redatti con il contributo di oltre 100 esperti del settore, descrivono i principi e gli elementi di base per la realizzazione degli studi di MS e per la loro applicazione alla pianificazione territoriale e dell’emergenza. Questo documento descrive anche alcuni strumenti operativi per l’implementazione degli studi di MS, compresa la programmazione delle indagini e la realizzazione delle cartografie tematiche. ICMS (2008) è dunque un documento di riferimento nazionale per gli studi volti a valutare il rischio sismico di un territorio.
La microzonazione sismica consiste nella valutazione della pericolosità sismica locale attraverso l’individuazione di zone del territorio caratterizzate da comportamento sismico omogeneo. Nello specifico, secondo ICMS (2008) le microzone sono individuate e caratterizzate secondo tre categorie:
Le tipologie di instabilità individuate sono:
- instabilità di versante;
- liquefazioni;
- faglie attive e capaci;
- cedimenti differenziali.
L’importanza degli effetti sismici locali emerse già nel 1846, quando lo scienziato Leopoldo Pilla nella “Istoria del tremuoto che ha devastato i paesi della costa toscana il 14 agosto 1846”, sosteneva che “La esperienza ha dimostrato in Italia che i paesi sono flagellati dal tremuoto principalmente in ragione della natura e forma del suolo in cui sono situati […] si può ad essi assegnare l'ordine crescente che segue di esposizione al pericolo: paesi situati sopra monti di rocce sode; paesi in pianura; paesi giacenti sopra poggi di rocce friabili". Nonostante le osservazioni di Pilla, dovranno trascorrere 50 anni prima che in Italia venissero ripresi tali argomenti.
Il primo studio di microzonazione sismica in Italia è rappresentato dalla relazione di Mario Baratta a seguito del grande terremoto del 1908, che distrusse interamente le città di Reggio Calabria e Messina (Mw=7.2; XI MCS). Lo scopo della relazione è la comprensione del fenomeno, attraverso una ricostruzione dettagliata dei danni agli edifici, in rapporto ad alcune caratteristiche morfologiche e geologiche del terreno. Dallo studio emergono anche indicazioni generali per la pianificazione della ricostruzione che verranno integrate nelle norme tecniche per la ricostruzione diramate attraverso il R.D. n. 193 del 18/04/1909. Infatti, oltre all’introduzione di una prima classificazione sismica nazionale, tale decreto riportava il divieto di costruire su “terreni posti sopra o presso fratture, franosi o atti comunque a scoscendere, od a comunicare ai fabbricati variazioni e sollecitazioni tumultuarie per differente costituzione geologica o diversa resistenza delle singole parti di essi”.
Gli studi di Microzonazione Sismica hanno lo scopo di riconoscere le condizioni locali che possono modificare il moto sismico atteso o che possono produrre deformazioni permanenti rilevanti per le costruzioni e le infrastrutture.
Tali informazioni sono utili per la pianificazione e per la realizzazione di interventi sul territorio, per la prevenzione sismica e per la valutazione del rischio sismico.
Gli ambiti di applicazione della Microzonazione Sismica sono: